Qualsiasi libro, qualsiasi articolo online che affronti il tema della gestione e della progettazione di una buona campagna di comunicazione inizierà dalla formulazione di un buon brief.
All’interno di un’agenzia di comunicazione solitamente il brief viene redatto dall’account, che dopo diversi colloqui con il cliente stabilisce quali sono gli obiettivi del cliente, qual è il target di riferimento e il posizionamento della marca.
Quello che potrebbe sembrare un processo semplice e intuitivo molto spesso si rileva difficile e riduttivo per il designer portandolo inevitabilmente a compiere degli errori in fase di progettazione.
Ecco perché abbiamo deciso di indicarvi una serie di errori da evitare per la buona riuscita di un progetto.
Non avere un Brief sufficientemente chiaro
Il
brief è un documento con il quale si istruisce il reparto creativo circa il contenuto del progetto comunicativo. È quello strumento che aiuta a focalizzare la formulazione delle idee e delle strategie dell’intera campagna. Migliore sarà il brief più facile risulterà il lavoro del designer.
Il compito di un designer è riuscire a distinguere immediatamente un buon brief da uno insufficiente. Uno degli elementi che ad esempio non dovrà mai mancare in un brief è una breve descrizione dell’azienda.
L’account dovrà riportare in maniera dettagliata, non solo il nome dell’impresa ma il suo core business, indicando anche il posizionamento di quest’ultima sia in termini di mercato che in termini di precedenti campagne di comunicazione realizzate. Successivamente dovranno essere indicati i competitors ed eventuali benchmark a cui rifarsi.
Il brief si conclude con l’analisi del target:
- Chi sarà il nostro destinatario?
- Qual è la fascia d’eta?
- L’ultimo punto spesso trascurato è la definizione di una domanda, il ruolo della pubblicità è quello di risolvere un problema quindi al termine di un brief aspettatevi sempre una domanda: Come posso coinvolgere i miei dipendenti? che cosa devo offrire alle mamme che aspettano i figli in piscina per migliorare l’attesa?
Cari designer non abbiate paura di dire la vostra, se non avrete un brief chiaro risulterà davvero difficile e dispendioso in termini di energia creare un buon lavoro.
Pensare troppo da Designer e poco da utente finale
Questa di cui parleremo è una nota davvero dolente per i designer che molto spesso si sentono degli artisti indiscussi e dei creatori incontrollati.
La differenza tra un’artista e un designer è che il primo solitamente non deve raggiungere un obiettivo ma crea la sua arte indipendentemente dal committente. L’artista emoziona, trasferisce un sentimento su una tela, in una scultura, indipendentemente dal risultato finale.
Il secondo è un
giocoliere delle arti visive, deve ottimizzare, progettare e vendere un’idea.
Il designer è un problem solver, non inventa, studia, si forma, allinea, scompone e soltanto attraverso un’elevata formazione riesce a coadiuvare creatività e tecnica.
Una fase di ricerca troppo frettolosa
Non si è mai capito perché spesso si pensa ai designer come dei maghi capaci di cacciare dal cappello un logo, di agitare la bacchetta e realizzare una campagna o di schioccare le dita e possedere un packaging.
Tutte questi servizi/prodotti vengono realizzati solo dopo un lungo processo di ricerca. Quest’ultimo è il momento più delicato per un designer, è quella fase che gli permetterà di distaccarsi da quel sentimento bestiale che è “
la prima impressione” per entrare nel profondo del nostro cliente.
Non è possibile scandire un tempo per fare ricerca, da questa fase deriverà il concept del nostro brand, l’idea della nostra campagna, l’impatto del nostro packaging.
Diffidate da chi vi fa credere che geni si nasce, lo studio, la ricerca uniti ad un pizzico di follia vi permetteranno di creare grandi progetti.
L’ordine prima di tutto!
Lavorare da soli come freelance non è la stessa cosa che lavorare in una piccola o grande agenzia!
Quanto vi trovate a lavorare in un’agenzia, i file che utilizziamo, che creiamo non vengono gestiti soltanto da noi ma anche da altre persone.
Quest’ultime devono sapere esattamente dove e come cercarli senza perdere tempo all’interno di server giganti che contengono milioni di informazioni.
Per questo motivo è buona norma avere una gerarchia ed un modus operandi ben definito per la dominazione dei file da salvare.
Il consiglio che ci sentiamo di darvi è che un buon modo per iniziare a nominare i file è quello di usare la data di creazione del file all’americana anno_mese_giorno .
In questo modo si avranno a disposizione i file già ordinati in modo cronologico.
Altro trucco che può essere di aiuto è quello di separare le singole parole di un file dall’underscore (trattino basso), questo perché alcune applicazioni web non accettano file salvati con spazi o caratteri speciali.
Non nominare i livelli
Questo argomento e quello di seguito si legano al discorso fatto in precedenza.
Lavorare in situazione dove i files che si salvano non sono gestiti da una singola persona ma da una moltitudine di figure presenti in agenzia, impone la necessità di gestire i layers e i folders, soprattutto quando si utilizza Photoshop.
Nominare ogni singolo layers in modo da avere un file pulito e ordinato sarà un grande vantaggio in termini di tempo, sopratutto per una persona che dovrà lavorare con un file mai visto in precedenza.
In questo modo si guadagnerà tantissimo tempo.
Il tempo é denaro.
Non usare le Shortcuts
Anche qui il focus di cui parleremo è la riduzione dei tempi di lavorazione.
Facciamo un piccolo esempio. Diciamo che ogni volta che usiamo una shortcuts diminuiamo il tempo di lavoro di un secondo. E diciamo che in una una giornata lavorativa di 8 ore noi utilizziamo le shortcuts 2000 volte. Il che vuol dire che abbiamo risparmiato duemila secondi. Il che vuol dire aver risparmiato 30 minuti in una giornata.
Se mediamente un’agenzia al mese lavora 5 giorni a settimana per un mese sono circa 22 giorni, che moltiplicati per 30 minuti sono 660 minuti ovvero 11 ore.
Un bel risparmio.
Inoltre le shortcuts vi permettono di creare molto velocemente diverse varianti per un singolo progetto
Lavorare in maniera “distruttiva”
Molti freelance una volta concluso un progetto lo abbandonano per non riprenderlo mai più.
In un’agenzia capita spesso, molto spesso, di dover riprendere in mano progetti accantonati per mesi e doverne modificare solamente una parte o piccole porzioni.
Lavorare in maniera
non distruttiva in queste occasione ci permette di non riprendere il lavoro da capo e rifarlo da zero ma semplicemente modificarlo secondo le esigenze del cliente e delle situazioni.
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